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Il cantiere nel Cinquecento: architettura e decorazione - II. Fontainebleau

Seminario internazionale di studi
30 novembre, 1-2 dicembre 2023
Roma, Académie de France-Villa Médicis e Bibliotheca Hertziana
giugno 2024
Fontainebleau, Château de Fontainebleau

Seminario promosso da:
Académie de France-Villa Médicis, Rome
Archivio del Moderno, Università della Svizzera italiana
Bibliotheca Hertziana-Max-Planck-Institut für Kunstgeschichte, Roma
Château de Fontainebleau
Dipartimento di Studi umanistici-Università di Roma 3
con il patrocinio dell’Università Italo Francese/Université Franco-italienne (UIF/UFI)

Comitato scientifico: Oriane Beaufils, Anaïs Dorey, Silvia Ginzburg, Serena Quagliaroli, Vittoria Romani, Giulia Spoltore, Letizia Tedeschi

Nell’ambito del progetto di ricerca internazionale I cantieri in Europa nel Cinquecento. Architettura e decorazione, promosso dall'Archivio del Moderno-USI, dalla Bibliotheca Hertziana-Max-Planck-Institut für Kunstgeschichte, e dal Dipartimento di Studi umanistici dell’Università di Roma Tre (responsabili: Letizia Tedeschi, Tristan Weddigen e Silvia Ginzburg), si è svolto nel 2019 con il partenariato dei Musei Vaticani il primo seminario Il cantiere nel Cinquecento: architettura e decorazione. I. Roma, (a cura di S. Ginzburg, L. Tedeschi, V. Zanchettin) presso i Musei Vaticani, la Bibliotheca Hertziana e l’Istituto Svizzero di Roma. Si intende ora affrontare con il partenariato dello Château de Fontainebleau e dell’Académie de France-Villa Médicis il caso di Fontainebleau, con l’obiettivo di riprendere in esame un capitolo decisivo della storia della cultura artistica del Cinquecento alla luce dei più recenti studi sulla Maniera.

Il tema porta in primo piano il nodo dei rapporti tra Italia e Francia nel XVI secolo, uno dei punti da cui ha preso avvio la storiografia del Novecento che ha determinato la riscoperta del Manierismo. A settant’anni dalla mostra Fontainebleau e la maniera italiana, organizzata a Napoli nel 1952, che per l’Italia segnò una delle prime tappe della piena riabilitazione di questa stagione negletta della storia dell’arte europea, si può tornare a fare il punto sul rapporto tra i due contesti, italiano e francese, tenendo conto del movimento nei due sensi, e dunque dei contatti, degli scambi, delle contaminazioni di tecniche, linguaggi, artisti e maestranze, nell’ottica del funzionamento del cantiere.

Studiare esempi di decorazione cinquecentesca in questa prospettiva significa affrontare temi generali – quali la ricostruzione delle dinamiche di funzionamento delle botteghe e della genesi delle decorazioni, dai disegni preparatori alle ultime fasi della realizzazione, o il problema dell’autografia e del rapporto tra maestro e collaboratori – in contesti specifici dal punto di vista della materialità e del rapporto tra tecniche e linguaggi stilistici. Porre l’accento sulla dimensione materiale permette di arricchire le conoscenze intorno all’organizzazione del lavoro, individuando anche l’azione di fattori contingenti e pratici dipendenti dalle caratteristiche intrinseche delle tecniche e dei materiali adoperati, talvolta utilizzati come dispositivi per la comunicazione con l’osservatore. Il cantiere di Fontainebleau, scopertamente giocato sulla messa in discussione del tradizionale rapporto tra cornice e scena narrativa nella relazione tra affreschi e stucchi, sollecita a interrogare l’apparato decorativo anche in queste componenti funzionali al coinvolgimento dello spettatore.

L’approccio scelto invita a ripensare episodi celebri della storia dell’arte al di fuori delle gerarchie consolidate, portando il focus dell’indagine su aspetti poco considerati dagli studi, a dispetto della loro evidente e riconosciuta importanza. Lo straordinario apporto innovativo dato dallo stucco al sistema decorativo cinquecentesco, che raggiunge a Fontainebleau vertici insuperati, viene restituito alla sua funzione centrale se analizzato nell’economia del cantiere, nel duplice rapporto con lo spazio architettonico e con la decorazione pittorica, esito del dialogo tra tradizioni tecniche e formali distinte.

È un punto di vista, questo del cantiere e della compresenza di differenti competenze e provenienze, che apre nuove possibilità di lettura anche allo studio degli affreschi. La decorazione del castello di Fontainebleau è infatti il frutto degli interventi in momenti diversi di artisti italiani di generazioni e tradizioni geografiche e stilistiche diverse. Rosso Fiorentino, Primaticcio, Niccolò dell’Abate e i loro aiuti portano con sé un bagaglio tecnico e stilistico che ha radici a Firenze, a Roma, a Mantova, a Genova, e creano a Fontainebleau soluzioni nuove che a loro volta si diffonderanno in Francia e, di rimbalzo, nella stessa Italia.
È questa multiforme dinamica che si può riconsiderare ora, nelle sue ragioni e nei suoi esiti, muovendo da una maggiore consapevolezza della storia degli studi e del peso che hanno avuto le tradizioni storiografiche nazionali sulla ricostruzione di questo episodio centrale della cultura materiale, tecnica, stilistica del Cinquecento in Europa, che oggi possiamo rileggere con esiti che si promettono innovativi.

Il seminario, organizzato da un comitato scientifico composto da Oriane Beaufils, Anaïs Dorey, Silvia Ginzburg, Serena Quagliaroli, Vittoria Romani, Giulia Spoltore, Letizia Tedeschi, si svolgerà in due sessioni, una a Roma nel mese di novembre del 2023 e l’altra a Fontainebleau nel mese di giugno del 2024. Le giornate di studio saranno accompagnate da sopralluoghi che prevedono relazioni in loco relative ai cantieri romani e bellifontani che saranno oggetto di studio.
Il lavoro sfocerà nella pubblicazione di un secondo volume, dopo il primo sui cantieri romani attualmente in corso di stampa, dedicato a Fontainebleau nella serie “Il cantiere nell’Europa del Cinquecento”.

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