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SPAZI ASTRATTI : Interferenze fra architettura e arti a Milano 1945-1970

Giornate di studioSpazi astratti programma giugno2023
A cura di Annalisa Viati Navone, Letizia Tedeschi, Stefano Setti
9-10 giugno 2023
Balerna, Palazzo della Nunziatura

Le due Giornate di studi, promosse dall’Archivio del Moderno dell’Accademia di architettura-Università della Svizzera italiana e dal CRAI.IT Centro di ricerca sull’Arte Astratta in Italia dell’Università Cattolica di Milano, in collaborazione con l’American Academy in Rome, si propongono di indagare le relazioni che sussistono fra l’architettura e le arti – pittura, scultura, grafica, design e arti performative nella loro interazione con il costruito – secondo una particolare declinazione astrattiva che lega arte e architettura in termini mai indagati a fondo nel periodo compreso fra la fine della seconda guerra mondiale e l’inizio degli anni Settanta del secolo scorso.

Interventi di: Stefano Setti, Gli spazi dell’astrattismo; Annalisa Viati Navone, La pratica dell’astrazione in alcuni interni di Marco Zanuso; Alberto Bassi, Metropolitana milanese: design integrale e integrato per gli spazi della mobilità urbana; Riccardo Venturi, Un’altra spazialità. Per una storia naturale dell’astrattismo; Kevin McManus, Gli spazi mediati dell’astrattismo: la pittura astratta nella fotografia e nel cinema; Letizia Tedeschi, Interferenze astratte tra arte e progetto in Marco Zanuso; Imma Forino, Le gallerie degli architetti a Milano. Spazi per esporre e vendere l’arte contemporanea; Bianca Trevisan, Valentino Vago e l’Annunciata: rompendo la superficie; Caterina Toschi, Spazi figurati per la non figurazione. Beatrice Monti della Corte e le pareti della Galleria dell’Ariete; Francesco Guzzetti, “Non si trattava di elaborare degli spazi astratti”: Giulio Paolini, Milano 1966; Orietta Lanzarini, Forme astratte e architetture organiche alla XII Triennale di Milano. L’ambiente di Carlo Scarpa per Frank Lloyd Wright; Lucilla Meloni, Spazi astratti, pulsanti, luminosi e in divenire: l’esperienza del Gruppo; Pamela Bianchi, “Spazi aperti”. Gli interni domestici di Nanda Vigo; Carola D’Ambros, Esperienze di sintesi delle arti negli interni domestici milanesi.


Il Simposio prende le mosse dalle riflessioni avviate in occasione di due precedenti convegni: il Convegno Internazionale di Studi, “L’architettura e le arti 1945-1970. Paragoni e intertesti” che l’Archivio del Moderno ha promosso congiuntamente con l’American Academy in Rome e l’Istituto Svizzero di Roma nel 2014 e “Sintesi astratta. Espansioni e risonanze dell’arte astratta in Italia, 1930-1960” promosso dal CRA.IT nel 2021. Il primo simposio aveva delineato un inquadramento globale, in un contesto internazionale ampio, delle diversificate problematiche suscitate dall’intreccio tra imprese artistiche e architettoniche e le relative narrazioni spaziali. Il secondo aveva invece proposto un confronto su alcune tematiche legate alla trasversalità connaturata all’astrattismo, con lo scopo di verificare in quale misura tale apporto fosse stato determinante al rinnovamento espressivo di altre discipline: architettura, design, musica, cinema e fotografia.

L’attenzione è questa volta focalizzata su un segmento spazio-temporale preciso e rappresentativo della sinergia fra il progetto architettonico e l’arte astratta nelle sue plurime declinazioni. Lo scenario geo-storico interessato comprende la Svizzera di cultura italiana e la Lombardia, con epicentro la città di Milano. In questo ambito ed entro questo orizzonte si assiste a un intenso scambio fra diverse figure professionali che si trovano riunite intorno al progetto dello spazio, urbano o architettonico, o che vi intervengono in temporalità differenti. Scambio che caratterizza un’architettura alla ricerca di un dialogo con le arti d’inedito conio e determina anche una cultura del progetto specifica di cui si fa promotrice la città di Milano. Gli idiomi astratti/concreti, gestuali/espressivi e poi cinetici/programmati, sono linguaggi che rappresentano un efficace e significativo paradigma per la costruzione di nuove identità. Le prerogative dell’astrattismo stimolano aperture progettuali e inedite possibilità spaziali. Sulla base di queste premesse, alla fine della seconda guerra mondiale, architetti, designer, artisti e operatori visuali - attivi negli ambiti della fotografia, cinematografia, coreutica, performance e happening - si interrogano su una nuova idea di progettualità. Questo aspetto incide sulla cultura dell’abitare lo spazio, sulla sua percezione e sulla promozione di inedite forme di spazialità su diverse scale: dalla città all’interno domestico, dai luoghi del commercio a quelli della cultura e dell’intrattenimento, dai mezzi di trasporto (arredati con la medesima cura d’un interno architettonico) fino al ripensamento degli spazi deputati alle arti come musei e gallerie.

Al centro della nostra attenzione vi sarà una serie di “spazi astratti” da indagare su un duplice piano. Da una parte il dibattito critico ed ermeneutico sui discorsi tenuti dai protagonisti e veicolati dalla pubblicistica di settore che identifica luoghi e occasioni di promozione e di sperimentazione dell’incontro tra arte astratta e architettura: un incontro sempre declinato secondo le specificità della collaborazione e dell’intertestualità. Dall’altra parte, il piano della materialità, delle forme tangibili ed esperibili, mediante casi di studio relativi a cinque tipi di spazialità che saranno oggetto di comparazioni: lo spazio pubblico (urbano ma anche dei mezzi di trasporto e delle loro infrastrutture), lo spazio domestico (privato), i luoghi di intrattenimento collettivo (cinema, teatri, radio-televisione), lo spazio del commercio (negozi, grandi magazzini) e infine lo spazio dei musei e delle gallerie.

Queste categorie disegnano una geografia di traiettorie che coinvolgono su più piani il “laboratorio” milanese e i territori su di esso gravitanti. Sotto osservazione lenticolare saranno posti la genesi costitutiva delle singole opere, la rete delle collaborazioni, i luoghi di promozione e affermazione dell’arte astratta, i traguardi raggiunti e le ragioni che hanno fatto di Milano un modello virtuoso ancora oggi celebrato.

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